mercoledì 23 maggio 2012

Le vittime? Sono sempre palestinesi!

Un fake datato ottobre 2000, per riscontrare come nei media internazionali molto poco sia cambiato nei metodi della disinformazione su Israele a mezzo stampa. A 12 anni di distanza ci accorgiamo che le strategie sono le stesse, anche se la mole dei fake continua ad essere prodotta in maniera inarrestabile, mentre le smentite non hanno mai sufficiente visibilità...




L'immagine di Tuvia Grossman riportata con
la falsa didascalia dal New York Times
L’8 Ottobre del 2000, nel periodo del Capodanno ebraico, Tuvia Grossman, uno studente ebreo americano, prese un taxi con due suoi amici a Gerusalemme. Il guidatore decise di prendere una scorciatoia attraverso il quartiere arabo di Wadi Al-Joz e improvvisamente vennero aggrediti da un gruppo di 40 arabi che ruppero i vetri del taxi e trascinarono fuori Grossman. Lo picchiarono ripetutamente, lo presero a calci, lo pugnalarono ad una gamba e infierirono sulla sua testa con delle pietre.



Un fotografo scattò una foto di Grossman, grondante di sangue, accanto a un poliziotto israeliano intervenuto in loro soccorso, evidentemente alterato a causa della scena che si presento’ ai suoi occhi. L’Associated Press, l’agenzia per la quale il fotografo lavorava, pubblico’ la foto con la didascalia “Un poliziotto israeliano e un palestinese sul Monte del Tempio”
Questa foto e la descrizione falsa della storia che l’immagine voleva narrare, fu utilizzata dai giornali di tutto il mondo per rappresentare Israele come l’aggressore ed i palestinesi come vittime. Molte testate internazionali la pubblicarono, fra queste il Wall Street Journal e il New Jork Times.
Questo è un classico caso di “mancanza di volontà dei media di presentare la vulnerabilità della parte israeliana e la brutalità dei palestinesi”. L’Associated Press semplicemente dichiaro’ di aver creduto che la vittima fosse un arabo. E i giornali di tutto il mondo, dopo aver volenterosamente fatto circolare la notizia falsa, concessero uno spazio molto limitato alla smentita per riparare al danno causato. 
Questa è la lettera che il padre di Tuvia scrisse all’editor del N.Y. Times:
“Per quanto riguarda la foto a pagina A5 (30 settembre) del soldato israeliano e del palestinese sul Monte del Tempio – vi informo che il palestinese è in realtà mio figlio, Tuvia Grossman, uno studente ebreo di Chicago. Lui, e due suoi amici, sono stati tirati fuori dal loro taxi a Gerusalemme, da una folla di arabi palestinesi e sono stati seriamente picchiati e feriti.
Quella foto non può essere stata scattata sul Monte del Tempio perché non ci sono stazioni di servizio  e certamente nessuna con la scritta in ebraico, come quella che si vede chiaramente dietro il soldato israeliano che cercava di proteggere mio figlio dalla folla.”
Aaron Grossman, M.D

Lettera di Howard Gissinger all’editor del  New York Times:
“Caro direttore,Anche il solito parziale e sbilanciato NY Times nei suoi reporting dal Medio Oriente ha toccato un nuovo minimo. Finché il Times cercherà di trasmettere la convinzione che i palestinesi sono tutti degli agnelli innocenti, tormentati da un oppressore aggressivo, non potrà nemmeno concepire che ci possano essere feriti NON palestinesi. Questo caso mi riguarda personalmente. Nel Times di sabato, alla pagina  A6 , l’immagine del “palestinese ferito” è, infatti, quella di mio nipote, Tuvia Grossman, uno studente ebreo AMERICANO, in Israele. La sua unica colpa? Essere  ebreo. Non si trovava su un “fuoco incrociato” , ma è stato semplicemente l’obiettivo di “agnelli” palestinesi che hanno lapidato sua vettura, lo hanno trascinato fuori dal veicolo, gli hanno schiacciato la testa con pietre e lo hanno colpito a una gamba. Il soldato israeliano, il quale ovviamente avete voluto rappresentare come carnefice del povero palestinese ferito, è stato invece quello che ha  salvato la vita di mio nipote. Un’occhiata anche veloce allo sfondo dell’immagine può dire a chiunque che non si tratta del Monte del Tempio . Credo che una ritrattazione, in una posizione di rilievo sul vostro giornale, sia necessaria, unita alle scuse ai genitori.Howard Gissinger
Tuvia Grossman in un'altra fotografia.

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